La Cina è sempre più vicina

La logica del sottocosto non si ferma.

di Letizia Baccichet

È arrivata ora anche al settore delle pulitintolavanderie. E a farne le spese, come sempre, come al solito, sono gli imprenditori coscienziosi, che continuano a lavorare rispettando tutte le regole del gioco.

Il fenomeno è ben noto. Partito negli anni 2000 coi i laboratori di contoterzismo della filiera della moda e dell’arredamento, si più di recente avvicinato all’acconciatura, all’estetica ed alla sartoria. Ed ora –poche ma significative le segnalazioni che abbiano raccolto in particolare nelle regioni del nord Italia-, l’intraprendenza “cinese” si affaccia anche al servizio di lavanderia.

Il “modello” è sempre lo stesso: arredamento a dir poco “minimal” del negozio, prezzi bassissimi, velocità nel servizio, apertura sette giorni su sette fino alle nove di sera. Un mix che, specie in tempi di recessione, rischia di sbaragliare noi italiani. Ma anche nel nostro settore i ”vantaggi competitivi” vengono ottenuti con una gestione spesso al di fuori della legge: scarse le garanzie di carattere igienico dei negozi gestiti da orientali, assenza di una corretta  gestione dei rifiuti, violazione dei regolamenti comunali, utilizzo di macchinari di dubbia provenienza e poi, soprattutto, utilizzo del lavoro nero.

La concorrenza “leale” non ci fa paura. Basti pensare a come le lavanderie tradizionali hanno ben resistito all’assalto delle rapide oppure di quelle a gettone. Ma siamo indifesi contro chi gioca una partita truccata. Prezzi così bassi non si spiegano infatti solo con l'uso di prodotti di basso livello, se non illegali. E’ palese una scarsissima propensione dei cinesi a rilasciare le ricevute fiscali e ad assumere manodopera regolare: ma è anche vero che quasi sempre le imprese cinesi sono familiari e ci lavorano cugini, nipoti e così via, ovviamente senza contratto.

Non siamo certo disposti a chiudere un occhio sul fenomeno. Anzi siamo determinati a contrastarlo con ogni mezzo. Alcune nostre Associazioni Provinciali hanno già ottenuto incontri in Prefettura per discutere del problema, aggiungandolo alle “pratiche “ già da tempo all’ordine del giorno per saloni di acconciatura e centri estetici. Altre lo faranno.

Conto su una mobilitazione nazionale importante ed anzi sollecito i colleghi sul territorio a segnalare alla categoria eventuali casi a sua conoscenza.

Per risolvere una questione così delicata sono certa sia opportuno un coinvolgimento e un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti nella grave situazione di illegalità e irregolarità: forze dell’ordine, associazioni di categoria, enti locali. Insieme ritengo che si possa riuscire ad affermare un concetto semplice ma fondamentale: la qualità del lavoro è frutto di competenza, esperienza e rispetto delle regole. Solo così possiamo garantire ai lavoratori il giusto trattamento e ai clienti un servizio realizzato a regola d’arte

Consulenti e Tecnici

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Uffici Legali

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